L’intelligenza artificiale ci toglierà neuroni ed etica?

2 minuti di lettura

di Luca Cappellini – In questi ultimi periodi sembra che l’uomo si sia reso conto dell’esistenza dell’intelligenza artificiale nella propria vita quotidiana. Tramite applicazioni rese gratuitamente disponibili, come ChatGPT, i più curiosi hanno provato a dialogarci sorprendendosi della preparazione nel leggere le puntuali risposte alle proprie domande.

Altri si sono fatti ingannare prendendo per vere immagini create dall’intelligenza artificiale. Il Papa con il piumino bianco all’ultima moda, Trump che viene arrestato. In pochi hanno dubitato che queste immagini potessero essere false, e non hanno avuto dubbi nel condividere queste falsità in maniera virale sui social.


Fino a qui pensiamo di sapere tutto sull’intelligenza artificiale, accontentandoci della definizione che ne da il dizionario Oxford, che la definisce come “la teoria o lo sviluppo di sistemi informatici capaci di svolgere compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana, come la percezione visiva, il riconoscimento vocale, i processi decisionali e di traduzione da e verso lingue differenti”.


Sembrerebbe nulla di preoccupante e per niente invasivo nelle nostre vite. Solo un aiuto a svolgere alcuni compiti noiosi e ripetitivi.


Le applicazioni in realtà sono più profonde e ampie. Si stanno testando le applicazioni nei sistemi di armamento e difesa, dove l’intelligenza artificiale potrà prendere decisioni più rapide e precise dell’operatore umano.

Nei sistemi di polizia dove sembrerebbe applicabile la sicurezza predittiva, l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di prevedere un possibile futuro reato e intervenire anticipando l’arresto e mettendo in campo tutte le possibili azioni di prevenzione.

Nell’agricoltura potrebbe essere utilizzata per organizzare meglio le colture e risparmiare le risorse idriche utilizzando analisi capillari pianta per pianta. Nelle aziende sembrerebbe possibile sostituire tutti quei lavori di media professionalità che oggi occupano la maggior parte dei cittadini.

Per chi crede impossibile sostituire tecnici e impiegati amministrativi, forze di polizia e difesa, agricoltori e botanici con questa tecnologia si ricrederà quando vedrà i risultati dell’applicazione di programmi in grado di prendere l’iniziativa nel disegnare, con algoritmi complessi, vere e proprie opere d’arte.

L’elaborazione non si ferma alle arti visive ma sono già pronte tecnologie che sono in grado di comporre canzoni, alcune di successo che hanno superato oggi i 100 milioni di ascolti.

Se l’intelligenza artificiale eccelle nelle arti non è difficile immaginare che un domani nelle aziende potrebbero essere presenti solo lavoratori altamente specializzati, manager e programmatori, e quelli di basso profilo, lavoratori manuali e di facchinaggio che sono sopravvissuti alla sostituzione dei robot, mentre la maggioranza dei lavoratori di media professionalità sarà sostituita da un meno costoso algoritmo.


L’intelligenza artificiale migliorerà di giorno in giorno con l’esperienza, con l’aumento della base dei dati disponibili, con la taratura degli algoritmi. Non sarà più solo uno strumento che ci toglierà la fatica nell’effettuare lavori noiosi e ripetitivi. Inizierà ad avere le competenze per sostituire anche i lavori intellettuali. Il traduttore di un libro oggi e un giornalista domani potrebbero non essere più fondamentali.


Nella peggiore delle ipotesi possiamo immaginare di leggere in un prossimo futuro un articolo elaborato dall’intelligenza artificiale e verificare quanto scritto guardando un video, creato dal nulla da un algoritmo, che confermerà quanto abbiamo appena letto.

La nostra opinione politica e la preferenza di voto potrà essere pilotata da un sistema di intelligenza artificiale, nel meno opportuno dei casi manipolato dall’interesse di pochi.


Oggi strumenti come internet e i social che avrebbero dovuto rendere disponibili a tutti la conoscenza e l’informazione si sono rilevati molto pericolosi, hanno rilevato i loro limiti di utilizzo e i confini del nostro senso critico.

E’ necessario rendere urgente l’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale perché la competenza, demandata a queste macchine che apprendono, è la strada più comoda ma anche quella più veloce per rendere l’uomo meno intelligente.


La vera innovazione non sarà tecnica ma dovrà essere politica nel rendere l’uomo più competente e capace di pilotare in maniera consapevole questa rivoluzione.

Redazione

La Redazione - L’Epistocratico è il periodico dell’associazione Epistocrazia, che nasce a Milano nel 2019.
I soci fondatori, cittadini, liberi professionisti, hanno sentito la necessità di riportare al centro del dibattito, come requisiti base per una società ben governata ed eletta in modo consapevole, la competenza e la conoscenza.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articoli recenti