Il Carabiniere e il Presidente

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di Simone Bonatelli – “Con tutto il rispetto signora non è il mio presidente”. Nel giro di poche ore questa frase ha fatto il giro di social e giornali, perché a pronunciarla è stato un Carabiniere nel mezzo di una manifestazione pro Palestina. Una anziana manifestante chiedeva lumi su cosa avesse detto il Presidente Mattarella.

A completare il quadro surrealista, hanno contribuito gli scambi successivi: “No? e di che paese è?” dice la manifestante rivolgendosi al Carabiniere, evidentemente considerando più plausibile che l’Italia avesse chiamato rinforzi dalla Francia o alla Svizzera rispetto all’evenienza che un Carabiniere disconoscesse la prima carica dello stato che lui rappresenta.


Il pezzo forte ad ogni modo deve ancora arrivare quando il Carabiniere articola il suo pensiero con un peculiare: “io non l’ho votato, non lo sento, non lo riconosco”.

Non vi sfugga che le distanze da Mattarella le aveva prese anche l’anziana manifestante, che chiedeva del “Vostro Presidente”, evidentemente non considerandolo il suo. La manifestante anti sistema rimane nell’alveo dell’atteso ma il Carabiniere anarchico è un soggetto nuovo e interessante: a quanto pare il pensiero che esprime è che un rappresentante delle istituzioni deve essere stato votato perché sia legittimo.

Il novello Bakunin in assetto antisommossa in verità si spinge oltre: deve essere stato votato da lui perché lo possa sentire come suo. Un poco egoriferito temo.

Faccio presente che magistrati, giudici e le stesse forze dell’ordine non sono votate ma questo non dovrebbe impedirci di riconoscerli, oppure no? Magari ad una prossima disposizione da eseguire emessa da un Pubblico Ministero il nostro Carabiniere opporrà l’obiezione di non riconoscere quella autorità, forte del fatto che avrebbe preferito suo zio Evaristo come PM. I Presidenti delle Camere non sono votati direttamente, non lo sono nemmeno i Presidenti della Repubblica e udite udite neanche i Presidenti del Consiglio.

Il Presidente della Repubblica non è una carica politica, il suo compito è unire il paese attorno alla Costituzione, alle istituzioni e alla fiducia nei meccanismi dello stato indipendentemente da quale che sia la direzione politica, che invece spetta all’esecutivo.


Non c’è grande fiducia nei politici ma la figura del Presidente della Repubblica distacca sempre il resto del panorama proprio per quella peculiare fiducia trasversale di cui gode. Questa non nasce solo dalle persone che ricoprono quella carica ma dal ruolo che svolgono. Il fatto che non siano elette direttamente non è una cospirazione della casta ma una scelta pensata proprio per provare a superare le divisioni.


Momento distopico: nel 92, con una eventuale elezione diretta, avremmo avuto molto probabilmente Andreotti al Quirinale, nel 99 magari Di Pietro, nel 2006 forse Berlusconi che non possiamo scartare avrebbe proseguito con un secondo mandato fino al 2015 quando a succedergli è perfettamente plausibile sarebbe stato Beppe Grillo.


Su ciascuno di questi politici si può pensare legittimamente qualsiasi cosa, certamente si tratta di figure fortemente divisive, le cui vedute hanno animato il dibattito e spesso spaccato il paese.
L’abbiamo detto, il Presidente della Repubblica deve fare altro, deve unire, non è un caso che i nostri padri costituenti dopo il ventennio abbiano pensato ad una figura di questo tipo.


Il rispetto di cui ha goduto e ancora gode in larga parte, dovrebbe farci pensare non due ma dieci volte prima di puntare al presidenzialismo. Faber in una famosa strofa diceva che i Carabinieri non vengono meno al loro dovere quando sono in alta uniforme, forse il Carabiniere in questione ha interpretato il suo assetto antisommossa come un liberi tutti.

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