di Luca Cappellini – Questa estate in spiaggia non sono mancate le prove empiriche e un po’ deprimenti che hanno confermato l’inadeguatezza dell’elettore medio. Cercando di rimanere lontani e riparati dalle discussioni sulla politica, come dal caldo sotto l’ombrellone, non è stato comunque facile schivare il tifoso impreparato e fazioso che prova in maniera asfissiante a lanciare la propria sfida.
Come con difficoltà ci si riesce a mettere al sicuro dagli schizzi in riva al mare quando i ragazzini in maniera scomposta e spensierata ti giocano intorno senza neppure vederti, altrettanto complicato è sottrarsi all’ingaggio in una discussione che già dalle prime frasi capiamo serve più a confermare le false credenze e radicare la polarizzazione dell’elettore hooligan. Ma se i primi, disturbando provocano anche piacere e qualche sorriso, i secondi deprimono e non ti fanno sperare niente di buono sul futuro.
L’inizio delle discussioni da spiaggia sono iniziate con frasi tipo “sta lavorando bene” o “questa proposta finalmente risolverà il problema”. Non entrando nel merito e chiarendo subito che le frasi sono riferite da elettori dei più disparati schieramenti politici, la discussione si è interrotta in maniera netta alle mia successive semplici domande : “Mi può dire un solo punto, con relativi numeri e incidenze su una proposta che è stata messa in campo e realmente ha prodotto benefici ?” / “su quale base dati valuta la proposta in maniera positiva ?”.
Il fastidio si è manifestato immediatamente nell’interlocutore dicendomi che non è possibile guardare sempre i dati e anche se fossero veri quelli sul giornale da me citati, sono comunque manipolati da una parte faziosa che non è da considerare pari alla vera e libera informazione che si trova sul primo e sgangherato sito internet. Con queste semplici domande ho sempre ottenuto l’obiettivo di far interrompere una discussione che non avrebbe portato nulla di costruttivo ma solo una ripetizione delle solite frasi copiate dai talk-show.
Il dubbio che il suffragio universale sotto l’ombrellone dovrebbe essere rimodulato trova conferma in molti sondaggi più o meno tecnici sulla pessima conoscenza che gli elettori hanno sui temi che tanto li appassionano.
Prendendo sondaggi su argomenti meno tecnici che dovrebbero appartenere alle competenze minime per presentarsi alle urne possiamo comprovare l’inadeguatezza con il sondaggio You Trend _ “Quanto conoscono il sistema istituzionale gli italiani ?”. Alla domanda su quanti conoscono il numero di deputati e senatori il 32% dà una risposta errata e il 42% non sa rispondere. Avranno risposto meglio alla domanda per cosa si vota di preciso quando si va alle urne per le elezioni politiche ? Il 32% ha risposto erroneamente che si vota per eleggere il capo del governo e un poco edificante 11% crede per eleggere il Presidente della Repubblica.
Ad una successiva domanda il 31% crede che il Governo e il Presidente del Consiglio vengano eletti direttamente dai cittadini. Con la somma di queste e altre domande viene calcolato l’indice di conoscenza istituzionale che si attesta al 66%.
Un italiano su tre non ha quindi le competenze minime per sapere per chi vota quando scrive la “X” sulla scheda.
Possiamo solo immaginare come possano sprofondare le percentuali quando le domande entrano su temi più specifici e tecnici, ad esempio sugli ultimi referendum dove l’elettore è andato in crisi già a partire dalla conoscenza del titolo dello stesso.
Come associazione Epistocrazia abbiamo aperto un sondaggio ( vi invitiamo a partecipare al seguente link https://forms.gle/Cn4qa4pfYjowY6TX7 ) per approfondire il tema della conoscenza delle istituzioni e della percezione della propria e altrui adeguatezza alla partecipazione politica. Dai primi dati emersi, oltre che confermare una mancanza di conoscenza di una parte dell’elettorato delle principali modalità di funzionamento del sistema istituzionale e politico, si evidenzia anche un’incompetenza sul funzionamento delle istituzioni più vicine al cittadino, Regioni e Comuni per i quali non tutti sanno ruoli e compiti.
Sull’autovalutazione della propria preparazione e obiettività come elettore nel sondaggio sono tutti concordi nell’avere un buon punteggio personale ma quando alla stessa domanda viene chiesto di valutare gli altri i voti sono proporzionalmente invertiti. Io sono un buon elettore ma tutti gli altri no…
Se anche dal nostro sondaggio i numeri sono tutt’altro che a difesa del suffragio universale, alla domanda “ritieni che la democrazia sia il miglior metodo di governo ?” solo il 25% è convinto che lo sia. Tre persone su quattro sono convinte che non lo sia o che sia migliorabile.
Tutti i dati danno per scontato che sia insostenibile difendere il suffragio universale, come associazione Epistocrazia è arrivato il momento di archiviare i dati e concentrarsi su come stimolare e sostenere l’elettore, trovando il metodo più corretto che possa allargare la platea degli elettori sia nel senso numerico senza dimenticare l’elevazione nel senso qualitativo. Sosteniamo la conoscenza e la competenza, rendiamo attraente parlare di un argomento se ne conosciamo dati, numeri e implicazioni. La parola Epistocrazia deve diventare sostenibile, insostituibile e di moda.