Tifosi e incompetenti anche davanti ad una bara, anziché togliersi il cappello e stare in silenzio

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di Luca Cappellini – La morte di Silvio Berlusconi mi ha lasciato incredulo. Pensavo che, dopo tutto quello che ha fatto instancabilmente, avrebbe potuto benissimo schivare con eleganza la malattia e saltare atleticamente l’incontro con la morte. Continuare con la stessa energia a rimanere in cima nelle cronache, cavalcare il gossip e apparire ancora per diversi anni sulle prime pagine dei giornali per le proprie visioni, i progetti e non per il proprio funerale.


Questa notizia ha congelato l’informazione in Italia e nel mondo e ha fatto ribollire i Social. Le tifoserie si sono subito schierate alzando le bandiere e abbassando come sempre la competenza sugli argomenti utilizzati per insultare l’avversario.


Non commento chi ha organizzato un “funeral party” come reclamizzato da alcuni centri sociali per festeggiare, come non commento chi lo ha beatificato. Mi permetto però di evidenziare come la maggioranza dei tifosi si è buttata nella mischia nel commentare quanto sia stato giusto o ingiusto concedergli i funerali di stato, indignarsi per la dichiarazione del lutto nazionale mentre altri inneggiavano a rialzare le bandiere a mezz’asta.

Lo scontro si è ampliato litigando sulla settimana di fermo delle attività di Parlamento e Senato. Chi commentava queste notizie veniva rincuorato dalle notizie sui giornali e in televisione che confermavano che certe premure non erano state prese neppure per Falcone e Borsellino.


Sarebbe bastato prendersi pochi minuti per verificare che secondo la legge n° 36 del febbraio 1987 (art.1) sono a carico dello Stato le spese dei funerali del presidente della Repubblica, del presidente del Senato e della Camera , del presidente del Consiglio e del presidente della Corte Costituzionale, sia che la loro morte avvenga mentre sono in carica sia una volta cessata la carica.


Altri pochi minuti sarebbero stati sufficienti per dimostrare che la sospensione ha riguardato solo il martedì e il mercoledì per permettere alle cariche istituzionali di partecipare ai funerali. Il giovedì riprenderanno i lavori delle commissioni parlamentari e il lunedì successivo il Senato si riunirà per la discussione del decreto “Pubblica Amministrazione”.


Anche intorno ad una bara il tifoso non è riuscito a trattenersi, ha utilizzato lo slogan più semplice per attaccare, la frase più d’effetto da condividere sui social. Il desiderio di non perdere tempo prezioso per lanciare l’attacco dalla propria “curva” è stato più veloce rispetto a qualche minuto per verificare un’informazione e partecipare alla discussione in maniera seria e competente.


Non siamo stati capaci di essere migliori neppure nel giorno in cui avremmo dovuto toglierci il cappello. Il silenzio di pochi è stato interrotto dall’urlo dei tanti e troppi tifosi della politica.

Redazione

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