Suffragio universale, è davvero l’anagrafe il criterio per conquistare il diritto di voto?

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di Giuseppe Bellissimo – Quotidianamente incontro molte persone, cittadini che conosco da tempo e persone che incontro per la prima volta.

Qualche mese fa ho avuto modo di colloquiare separatamente con due ragazzi che non conoscevo, i quali mi hanno ulteriormente portato a ragionare sul concetto di Epistocrazia e su quanto il diritto/dovere al voto sia importante.

Il primo è un ragazzo di 16 anni, pratica sport da quando è piccolo, è volontario di un’associazione da un anno, ascolta quotidianamente le notizie locali e nazionali su più fonti e ogni tanto guarda in streaming il consiglio comunale del suo comune.

Il secondo ha 36 anni, da sette anni è disoccupato, da quando ha perso il lavoro non ha partecipato ad alcun corso di formazione, vive con i genitori pensionati, passa le giornate in vari bar del paese ed è cintura nera di frasi fatte su calcio e politica allo stesso livello, riuscendo a rendere quasi intercambiabili le frasi stesse.

Il sedicenne è indubbiamente un cittadino che possiede una certa consapevolezza, aiuta gli altri, agisce e si informa e parla con cognizione di causa (mi ha illustrato un’innovativa ricerca per il recupero delle acque meteoriche)

Il trentaseienne dimostra inconsapevolezza e rabbia (sosteneva convintamente che il Sindaco del suo comune non volesse sistemargli la buca davanti alla strada statale che gli passa davanti a casa, ignorando completamente che non fosse competenza del sindaco stesso) non fa nulla per migliorare se stesso accontentandosi dell’aiuto economico garantito dai genitori, le informazioni sul mondo che lo circonda le acquisisce esclusivamente attraverso le chiacchiere al bar.

Questi sono entrambi cittadini liberi, ma non hanno gli stessi diritti.

Due casi che evidentemente non creano alcun risultato statistico, ci mancherebbe, ma fanno pensare a quanto il sistema del suffragio universale possa escludere a priori alcuni cittadini e includere a prescindere degli altri esclusivamente perché hanno raggiunto la maggiore età. 

E’ quindi questo il metodo più giusto per la democrazia?

L’idea di epistocrazia vorrebbe scardinare definitivamente questo paradigma, poiché punta a garantire maggiore importanza verso la conoscenza e la consapevolezza che il cittadino possiede rispetto al solo parametro legato all’età.

Un cittadino di 90 anni può essere più consapevole di un diciasettenne, ma è possibile anche il contrario.

Istituiamo un test per valutare la consapevolezza, poche domande sulle istituzioni, sulla cultura generale, sulla comprensione di un testo scritto, apriamo a tutti la possibilità di mettersi in gioco, sosteniamo con dei corsi coloro che davvero vogliono informarsi e votare consapevolmente.

Coloro che non avranno volontà, che preferiscono le chiacchiere da bar, gli scroll sui social, il menefreghismo, le urla e i populismi non avranno più spazio nella nuova democrazia consapevole. 

Apriamoci al nuovo mondo, andiamo verso Epistocrazia!

Giuseppe Bellissimo

Sales manager in ambito assicurativo. Assessore del comune di Oleggio con delega al bilancio e agricoltura. Appassionato di filosofia, storia e politica. Libro preferito “il maestro e margherita”. Ho due cani e due gatti

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