Politici mediocri? L’infallibilità del popolo sovrano non è un dogma

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di Francesco Di Preta – Come epistocratico non sono per nulla appassionato né attratto dal dibattito politico in atto in questi tempi: uno scenario squallido non solo per le dinamiche ma soprattutto per gli interpreti.

Cerco di essere più chiaro , ad esempio non mi indigno per i cambi di casacca dei parlamentari, anzi ne difendo l’autonomia, visto che nessuno si indigna e grida allo scandalo se è il partito a cambiare schieramento.

Si pensi nella scorsa legislatura ad un deputato eletto nel movimento 5S che si vede costretto, dopo una campagna elettorale di un certo tipo, prima a sostenere un alleanza di governo con un partito di destra e, subito dopo, un alleanza di governo con partiti di sinistra: se non condivide le scelte che gli vengono imposte dai vertici di partito, ha tutto il diritto di cambiare gruppo parlamentare, senza per questo essere definito “traditore ” oppure “eroe” a seconda della lettura di comodo che ne danno le diverse tifoserie politiche e alcuni faziosi giornali.

Se siamo in questa situazione è colpa solo della mediocrità degli interpreti e non della politica, che è cosa ben più seria: “arte nobile e difficile” così come definita nella “Gaudium et spes” promulgata da Paolo VI.

E’ tuttavia perfettamente inutile indignarsi per l’inadeguatezza dell’attuale classe dirigente se poi si mantiene saldo il credo dell’infallibilità del “popolo sovrano”; i politici di oggi infatti sono il logico effetto di una causa più profonda: un elettorato in gran parte impreparato e mal informato che trova nella “tifoseria politica” il proprio alibi alla partecipazione.

Mai come in questo momento invece ci sarebbe bisogno di persone capaci – nel governo e nel parlamento – che potremo avere solo modificando le regole di accesso all’elettorato attivo.

Redazione

La Redazione - L’Epistocratico è il periodico dell’associazione Epistocrazia, che nasce a Milano nel 2019.
I soci fondatori, cittadini, liberi professionisti, hanno sentito la necessità di riportare al centro del dibattito, come requisiti base per una società ben governata ed eletta in modo consapevole, la competenza e la conoscenza.

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