La polemica inutile sulle Fosse Ardeatine. Un frutto che non cade lontano dall’albero

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di Stefania Piazzo – Ero poco più che bambina quando l’insegnante elementare, suor Placidia, dell’ordine delle Dorotee, ci fece imparare a memoria una poesia di Pietro Calamandrei. Parlava dell’eccidio delle Fosse Ardeatine ed era indirizzata ad un criminale nazista che aveva partecipato a quel massacro, una rappresaglia contro un attacco partigiano. Condannato, tornato in libertà per condizioni di salute, Kesserling una volta fuori prigione affermò che non si rinfacciava nulla.

Calamandrei scrisse…. “Lo avrai, camerata Kesserling, il monumento che pretendi da noi italiani… ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi…”.

Il messaggio era molto chiaro, L’intero testo è inciso su una lapide  nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo. E a distanza di decenni ricordo ancora le parole forti di questa ode alla libertà, che parte da un requisito necessario. Ad una tirannia si oppone sempre una resistenza.

Fu una rappresaglia contro i partigiani. Le vittime furono scelte non a caso. E qui si è innescata nei giorni scorsi una polemica.

Ecco le parole del premier Meloni per la ricorrenza.

“Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”. E’ una nota ufficiale del governo.

La stampa ha registrato e riproposto senza commenti. Il pensiero di un cittadino è legittimo e nessuno può oscurare la libera opinione. Il piano forse, però, è diverso. E’ la posizione del governo italiano.

Il sito di Palazzo Chigi, e non una intervista, rilancia la nota. Possiamo non porci la domanda e cioè se non riaffiori in quelle righe un’eco di veteronazionalismo, di affermazione dell’italianità dove non serviva affatto affermarlo, dove si sente il ritorno acustico dell’italiano sopra tutti, che ha una matrice vecchia di decenni e sa di scantinato della storia, di un secolo fa?

Le repliche, che riproponiamo qui sotto, criticano Meloni. Ma non sottolineano affatto la demarcazione di un pensiero personale rispetto all’ufficialità di una posizione. Non è, in questa disputa sui termini, ancora una volta sull’antifascismo e il fascismo, che si vedano andare di scena, anche ai piani più alti, solo gli hooligans della politica, senza che si noti il dettaglio più rilevante, ovvero che è una visione di Stato a parlare per voce del premier e che quelle parole sono la mela che cade vicino all’albero del nazionalismo? Dove tutto è ricondotto e si riconduce?

Possibile che nessuna replica lo abbia richiamato? Che tutto si sia ridotto a ribadire il pensiero politico delle vittime piuttosto che affermare che non serve questo nazionalismo per decidere, come scriveva Calamandrei, con che pietra edificare un monumento alla memoria?

Ecco alcune prese di posizione

“La presidente del Consiglio ha affermato –  nota il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo  – che i 335 martiri delle Fosse Ardeatine sono stati uccisi ‘solo perché italiani’. È opportuno precisare che, certo, erano italiani, ma furono scelti in base a una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli oppositori politici, gli ebrei. È doveroso aggiungere che la lista di una parte di coloro che, come ha affermato Giorgia Meloni, sono stati ‘barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste’, è stata compilata con la complicità del questore Pietro Caruso, del ministro dell’interno della repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi, del criminale di guerra Pietro Koch, tutti fascisti”.

Altri sono intervenuti. Ecco qua:

“Siamo apartitici e non usiamo commentare le dichiarazione del presidente del Consiglio. Ma la storia dice che questo eccidio è stato compiuto dai tedeschi con la piena collaborazione dei fascisti che hanno stilato una lista di 50 nomi, dove c’era anche mio nonno Pilo Albertelli. Oltre questo, presero ebrei e antifascisti”. Lo dice all’ANSA il presidente dell’Associazione nazionale famiglie italiane martiri (Anfim), Francesco Albertelli. “La storia è questa: mio nonno assieme ad altre 50 persone alle Fosse Ardeatine è stato mandato dai fascisti”, ha sottolineato Albertelli.

E, ancora: “Quelle vite erano state prelevate da un braccio di Regina Coeli dove erano stati rinchiusi antifascisti, liberali, ebrei, dissidenti. È la storia. Rimuoverla o distorcerla equivale a negarla”. La presidente Meloni ha perso un’altra occasione per pacificare e pacificarsi. Gli rimane il 25 aprile, ma, ancora di più, il 2 giugno, che del 25 aprile fu il frutto più maturo e rigoglioso. Provi qualche volta a sostituire la Nazione con la Repubblica: scoprirà tutta un’altra storia’,”, afferma la deputata di Azione Daniela Ruffino.

Da Bruxelles, al vertice Ue, la premier risponde ad una domanda sulle polemiche: “Li ho definiti italiani, che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Sono stata onnicomprensiva…”. 

Stefania Piazzo

Stefania Piazzo è una boomer del 1964, è giornalista professionista. Ha diretto diverse testate nazionali. Ha una profonda passione per gli animali. Educatore cinofilo, collabora con la Federazione nazionale dell'Ordine dei veterinari, ha fatto parte della prima task force del ministero della Salute per il benessere animale. Premio Oipa-Segretariato sociale Rai-Comune Roma, Premio internazionale San Rocco di Camogli, Premio San Francesco Comune Genova-Esercito Italiano, Premio Garante Comune Milano e altri riconoscimenti. Ha collaborato con l'Izs di Lombardia-E.R, Centro di referenza per i metodi alternativi. Ha due beagle e un gatto.

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