Cottarelli, vittoria e fallimento dell’epistocratico che è in lui

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di Luca Cappellini – Il professor Cottarelli, in quota PD al Senato ha dichiarato durante l’ultima trasmissione “Che tempo che fa” la volontà di presentare nei prossimi giorni le dimissioni dal partito e dal Senato.
Carlo Cottarelli può essere considerato un esempio per l’epistocrazia. Per il suo curriculum da economista, per gli incarichi pubblici che spaziano dal centro studi della Banca d’Italia ai vari ruoli ricoperti nel Fondo Monetario Internazionale, passando per le attività di divulgatore a quello di commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica nominato dal governo nel 2013. Se non dovesse bastare il lungo curriculum, la proposta di legge presentata a suo nome a febbraio di quest’anno, il disegno di legge “Misure per la trasparenza dei programmi elettorali dei partiti”, dove si vogliono certificare le promesse elettorali calcolandone i reali costi, può essere utilizzata anche per certificare ulteriormente l’epistocrazia del professore.


La scelta delle dimissioni e le sue conseguenze sono state pensate anche valutando il rispetto del patto con l’elettore. La sostituta che prenderà il posto di Cottarelli ha un curriculum e una preparazione che secondo lui garantirà la fiducia riposta da chi ha votato alle ultime elezioni.


Le motivazioni delle dimissioni sono principalmente due. Ha ricevuto attraverso l’Università Cattolica di Milano la proposta di guidare un team di esperti che divulgherà le scienze economiche e sociali attraverso un programma rivolto agli studenti delle scuole superiori. Senza il ruolo all’interno di un partito si sentirà libero di esprimersi e come dichiarato durante la trasmissione si sentirà più utile come “grillo parlante”.

La prima motivazione è dovuta alla sua valutazione sull’incompatibilità dei due ruoli che non avrebbero garantito la libertà e la presunta imparzialità del nuovo ruolo. La seconda motivazione è quella per la quale non si sente a suo agio nelle attuali dinamiche in Senato, dove la maggioranza per preconcetta contrapposizione non considera le cose buone proposte dalla minoranza, la quale a sua volta presenta mozioni in gran parte con l’obiettivo di fare ostruzionismo verso la maggioranza. Dai palchi della campagna elettorale e dalle pagine social, gli slogan e il peggior tifo da stadio sono entrati in Senato. Dove gli sforzi dovrebbero essere fatti per l’interesse del paese e la principale attenzione concentrata sulle esigenze del cittadino, si è scelto di trasformare gli elettori in follower, con tutto quello che ne consegue. Cottarelli presenterà le dimissioni perché questo modo di fare politica non è nelle sue corde.
Abbiamo allo stesso tempo un vincitore e un vinto. Contare su Cottarelli, libero da dinamiche di partito, che spiegherà ai nostri ragazzi l’economia e la sociologia è un’ottima notizia, abbiamo qualche speranza in più di avere ragazze e ragazzi che si affacceranno al mondo dl lavoro o entreranno all’università con un vaccino epsitocratico. Ma non possiamo essere neppure così contenti perché il segnale che l’epistocrazia, la preparazione, la competenza non siano compatibili con chi ci rappresenta e non riescono a convivere con le dinamiche di governo è un totale fallimento.


Questo potrebbe erroneamente portarci a valutare che il calcolo costi e benefici abbia come risultato il pareggio di bilancio. Il messaggio è forte e chiaro, siamo convinti che la mossa di Cottarelli sia un investimento per il futuro, un messaggio che dobbiamo capitalizzare come esempio nel proseguire nel nostro percorso di promuovere competenza, conoscenza e merito. La bilancia propende, anche se di poco, dalla parte dell’epistocrazia.

Luca Cappellini

Warehouse Stock Manager in azienda leader delle Grande Distribuzione Organizzata. Bibliomane appassionato e quando i quattro figli lo permettono si dedica all’arte della navigazione a vela e al violento gioco degli scacchi. La parola usata più di frequente è “pragmatismo”.

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