di Luca Cappellini – Per comprendere la storia mentre accade, è necessario avere solide basi storiche del passato, aver studiato gli avvenimenti più recenti ed essere sempre aggiornati sull’attualità. Questo impegno non basta per avere una visione chiara neppure se di professione siamo storici o esperti di geopolitica.
Tanto tempo dedicato a letture e approfondimenti, partecipazione a seminari e per chi ha la fortuna, di poter interrogare gli esperti, porteranno alla fine ad avere ancora più dubbi sul passato e incertezze su quali potrebbero essere le soluzioni per il futuro.
La tecnologia ci viene in aiuto. Nel mondo hanno avuto accesso ai social nel 2022 4,75 miliardi di utenti, i quali impiegano in media 2,31 ore al giorno a vedere video, condividere post, scambiarsi commenti. Quale modo migliore per formare un pensiero critico e informarsi sulla realtà?
La guerra in Ucraina e gli attacchi ad Israele hanno dimostrato che solo dopo poche ore dopo l’inizio dei conflitti, un esercito di persone impreparate e a digiuno di fatti storici ed equilibri geopolitici, hanno potuto prendere posizione per l’una o l’altra parte.
Senza avere incertezze hanno eletto quale sia la parte giusta per cui tifare. Nella classica modalità di polarizzare su qualsiasi argomento, avendo capito tutto grazie ad un paio di foto e un breve video che ci rassicura e ci soddisfa dandoci le competenze e le certezze che anni di studio non riescono a fornire.
Secondo la regola della massima resa con il minimo sforzo, i social sono un toccasana per colmare impreparazione e ignoranza.
Non servirà a nulla spiegare agli utenti dei social che il post che hanno condiviso su X di Elon Musk, sugli attacchi aerei di Hamas, in realtà sono schermate del videogioco Arma 3, che la pioggia di missili in Israele non è attuale ma un vecchio video della guerra in Siria del 2020, non servirà spiegare ai “condivisori” compulsivi che la foto virale di Cristiano Ronaldo che sventola una bandiera palestinese è un fotomontaggio.
Su Tiktok è impossibile fermare i brevi video che promuovono l’antisemitismo dei social-predicatori imam che lanciano catene di radicalizzazione tra ragazzi di origine araba che senza nessuna conoscenza dei fatti utilizzano questo canale come unica fonte di informazione.
Storie già viste per l’invasione Russa in Ucraina.
Filmati falsi e narrazioni distorte vengono condivise con la logica del risultati sulla viralità con l’obiettivo mi dare agli utenti quello che vogliono vedere, per mantenerli il maggior tempo collegati secondo la regola del profitto e grazie agli algoritmi che aiutano a proporre contenuti personalizzati per ogni utente.
Se alcuni social si sono attrezzati per limitare in parte questa deriva, ad esempio Facebook ha verificato ed eliminato 45.000 post solo nei primi sei mesi del 2023, altri vanno in direzione contraria. Telegram non ha nessun tipo di filtro e si creano ogni giorno i peggiori gruppi di disinformazione.
Elon Mask oltre ad aver ridimensionato l’unità di fact-checking del social X ha promosso domenica mattina con un tweet due account famigerati per la promozione di fake news. L’amministratore delegato di X ha scritto ai suoi 150 milioni di follower che “per seguire la guerra in tempo reale @WarMonitor e @sentdefender sono ottimi”.
Ricordiamo che questi profili poco tempo fa avevano comunicato una falsa esplosione alla Casa Bianca con conseguente crollo della borsa americana.
Se una notizia falsa su una immaginaria bomba può provocare miliardi di dollari in danni economici in borsa, sulle false narrazioni della guerra possiamo calcolare i danni alla democrazia?
Su X i falsi contenuti condivisi da chi sottoscrive abbonamenti a pagamento sono maggiormente visibili rispetto alle notizie serie e verificate delle testate giornalistiche, video e foto manipolate sono difficilmente analizzabili da chi effettua fack-checking sia per il tipo di contenuto che per il grande numero che gira in rete.
I social che avrebbero dovuto migliorare la democrazia, dando accesso alle informazioni al maggior numero di persone che avrebbero potuto anche dire la loro, migliorando il processo di coinvolgimento e confronto dei cittadini si sono rilevati una minaccia.
Siamo in grado di calcolare le perdite che provocano le guerre. Saremo in grado di calcolare i danni che provocano alla democrazia le guerre sui social?
L’epistocrazia promuove la competenza e la non manipolabilità di chi entra a votare nell’urna. Quando verrà promossa la competenza per chi ha accesso ai social? Un esame per dimostrare di non essere manipolabile tra post, video e commenti, attivando account con la spunta epistocratica sarebbe un bel segnale per il futuro della democrazia.
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