di Luca Cappellini – Oggi 8 settembre si celebra la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione. La giornata è stata istituita dall’Unesco nel 1967 per ricordare che le scarse abilità nella scrittura e lettura sono fattori che influenzano direttamente le donne e gli uomini nella gestione della propria salute, nel lavoro, nella vita.
Possedere adeguate abilità nell’alfabetizzazione condiziona direttamente uno stile di vita soddisfacente per l’individuo, la sua realizzazione e il raggiungimento della felicità.
Le ultime rilevazioni sulla situazione in Italia non sono per nulla promettenti. I dati vengono misurati grazie all’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) che somministra i test nelle scuole con verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti.
L’Italia nel periodo 2016 2021 ha visto un calo nei risultati dei test di 11 punti, raggiungendo il record negativo da 548 a 537 punti. Le ultime rilevazioni evidenziano un divario territoriale che mantiene punteggi invariati al Nord e un arretramento nelle regioni del sud e isole. I dati certificano che in base a dove si abita si avranno possibilità più o meno alte di avere gli strumenti adeguati per la propria realizzazione.
Il tema di quest’anno proposto dall’Unesco è “L’alfabetizzazione per una ripresa incentrata sull’uomo: ridurre il divario digitale”.
Il tema è stato scelto perché il periodo pandemico ha portato un aggravamento dei dati dovuti alla difficoltà dei ragazzi nel riuscire ad avere gli strumenti minimi per rimanere connessi adeguatamente con la scuola e la società.
La mancanza di strumenti digitali, di connessioni sufficienti, di formazione che permetta di sfruttare adeguatamente il mondo digitale ha portato ad un divario di opportunità tra ricchi e poveri, tra zona e zona, un generale, lento ma costante, arretramento nonostante le tecnologie avanzano velocemente.
Se questa giornata è fondamentale per noi epistocratici, in quanto dare gli strumenti giusti a tutti permetterebbe di far raggiungere ai nostri ragazzi le competenze per essere, da grandi, elettori non manipolabili, dobbiamo anche pensare a chi grande lo è già.
Gli adulti hanno a disposizione una grande quantità di strumenti digitali che per paradosso ha portato ad un aumento dell’analfabetismo funzionale. La diminuzione dell’abitudine a leggere porta ad una minore capacità di astrarre, all’incapacità di confrontare dati e opinioni.
Una soglia più bassa di attenzione dovuta alla pratica di guardare brevi video e l’abitudine di seguire contenuti poco impegnativi sui social hanno avuto la poco invidiabile qualità di disabilitare il cervello.
L’Unesco già nel 1984 dà questa definizione dell’analfabetismo funzionale: è la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
L’analfabeta funzionale, quindi, è una persona che sa leggere, scrivere (altrimenti sarebbe definibile analfabeta) ed esprimersi in modo sostanzialmente corretto. Non è in grado, però, di raggiungere un adeguato livello di comprensione e analisi di un discorso complesso.
Volendo identificare i caratteri distintivi dell’analfabeta funzionale, si potrebbero elencare i seguenti:
• Incapacità di comprensione adeguata di testi pensati per una persona comune, come articoli di giornale, regolamenti, bollette o semplici istruzioni;
• difficoltà nell’esecuzione di calcoli matematici semplici, come gli sconti in un negozio o la gestione della contabilità casalinga;
• difficoltà nell’utilizzo degli strumenti informatici;
• conoscenza superficiale degli eventi storici, politici, scientifici, sociali ed economici.
In sintesi una persona totalmente manipolabile e incapace di esprimere un voto competente.
In una società che non investe sui giovani e che ha abbandonato gli adulti, non possiamo avere molte speranze che la democrazia possa funzionare correttamente.
I dati ci confermano questo declino. Dall’indagine Piaac – Ocse (2019), in Italia, il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Il dato è tra i più alti in Europa.
Se i dati indicano che un italiano su tre appartiene alla categoria degli analfabeti funzionali e se le ultime rilevazioni prevedono un aumento nel prossimo futuro, come possiamo intervenire per spegnere l’allarme?
Corsi di competenze digitali, attività di promozione della lettura, incentivazione nell’organizzazione e partecipazione ad eventi culturali, lotta alla disinformazione.
Come epistocratici visti i numeri possiamo catalogare l’analfabetismo funzionale tra le emergenze mondiali. Cosa c’e’ di meglio che promuovere tutti questi strumenti proponendo di istituire la giornata mondiale contro l’analfabetismo funzionale ?