Se la competenza è precaria, forse è perché la scuola è precaria?

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di Stefania Piazzo – Avete letto i dati sul precariato scolastico in Italia? E sapete anche quante volte ad un alunno disabile viene cambiato nel corso di un anno l’insegnante di sostegno?

E’ consolidato che tutti arriviamo dalla scuola, da un sistema di istruzione. E che questa è la prima premessa per arrivare, strutturati culturalmente, ad affrontare la vita, le scelte. Il voto e la nostra partecipazione più o meno attiva alla costruzione della nostra comunità sociale.

Uno dei requisiti fondamentali è la continuità didattica, e il vedersi essere presi sul serio. Ma cosa accade se impattiamo con questo numero? + 224%. E’ esattamente “l’incremento del numero di posti assegnati a docenti precari nella scuola statale italiana tra l’anno scolastico 2015-16 (per intendersi dopo l’infornata di immissioni in ruolo attuata dalla bistrattata “Buona Scuola”) e lo scorso anno scolastico (2021-22)”.

Lo scrive la rivista tecnica Tuttoscuola.it.

Sono dati da allucinazione. Surreali, a dir poco. Già nell’anno scolastico 2022/23 si stimano oltre 240mila posti precari. “Quanti gli abitanti di una città come Verona, per dare un’idea”, scrive la rivista.

La scuola, la pietra angolare della società, è precaria. Quale architetto costruirebbe mai un edificio su queste basi?”. Nessuno, ma in Italia si può.

Un altro dato statistico: al Nord sono il triplo che al Sud. Altro dato per fare statistica? Nel 2017, gli alunni con disabilità che avevano cambiato il docente di sostegno erano stati circa100 mila, cioè il 43%. Oggi sono il 59%.

In sette anni il precariato è moltiplicato cinque volte. Noi non siamo tecnici, ma ci chiediamo: è necessario chiedere l’intervento della Nasa, dell’Onu, dell’Unicef, dei caschi blu, del Mit, per farla finita con questa discesa agli inferi che di certo non alimenta il corretto apprendimento e porta acqua, suo malgrado, all’analfabetismo funzionale che viene promosso a prescindere, perché tanto nella scuola non si boccia più? I primi a saperlo sono i tecnici e chi la governa, che si autoassolvono promuovendo tutti come abili e capaci. Esattamente come loro. Così che il cortocircuito arrivi sino alla democrazia.

Ma come scelgono i ministri? I provveditori, i dirigenti scolastici, i tecnici?

Foto di Kimberly Farmer

Stefania Piazzo

Stefania Piazzo è una boomer del 1964, è giornalista professionista. Ha diretto diverse testate nazionali. Ha una profonda passione per gli animali. Educatore cinofilo, collabora con la Federazione nazionale dell'Ordine dei veterinari, ha fatto parte della prima task force del ministero della Salute per il benessere animale. Premio Oipa-Segretariato sociale Rai-Comune Roma, Premio internazionale San Rocco di Camogli, Premio San Francesco Comune Genova-Esercito Italiano, Premio Garante Comune Milano e altri riconoscimenti. Ha collaborato con l'Izs di Lombardia-E.R, Centro di referenza per i metodi alternativi. Ha due beagle e un gatto.

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