di Luca Cappellini – Antonio Scurati, dopo aver scritto molto su Mussolini e sul fascismo, vuole spegnere un allarme, quello di un sospettato ma improbabile ritorno: il fascismo del terzo millennio.
Nonostante ci siano molto segnali, tra cui un minor imbarazzo nel dichiararsi fascisti e in troppi hanno perso l’inibizione di sostenere che “ha fatto anche cose buone”, se non sembra più così sconveniente mostrare il busto del duce in salotto e qualche raduno nostalgico con il braccio teso non viene più nascosto ma quasi ostentato, Scurati dimostra nel suo testo che abbiamo gli anticorpi perché non ci sia un possibile pericolo del ritorno della dittatura con la camicia nera.
La situazione in Italia non è rosea. In Europa e nel mondo sembra ci siano entusiasmi eccessivi per le fiammate nere, di estrema (troppo estrema) destra. Neonazisti e neofascisti trovano velocemente consensi e qualche ambizione di un ritorno di fiamma.
Gli estremismi hanno un certo fascino quando sbandierano slogan dall’opposizione, ma alla prova del voto, sembra che nelle situazioni a rischio i cittadini all’ultimo fanno un passo indietro, preferendo la garanzia di una più rassicurante forza moderata.
Il vero allarme è frutto si del periodo fascista. Ma non riguarda la dittatura e le leggi razziali, ma il populismo. Nato dal genio (del male) di Mussolini che ha trovato il modo di far crescere il consenso a basso costo, trovando sempre un nemico diverso, ma sempre con le stesse semplici soluzioni per sconfiggerlo. I paesi confinanti, i comunisti, gli ebrei.
Alimentando la paura, stimolando la pancia dei cittadini, trovando semplici soluzioni con una buona dose di urla dai balconi e una spruzzata di propaganda, ha trovato la ricetta giusta. Ancora oggi, in tanti, in troppi, sono convinti che grazie a lui ci sono le pensioni e la mutua, quando c’era lui la sicurezza era massima e con il suo intervento le bonifiche hanno sistemato mezza Italia. Tanti punti facilmente contestabili, numeri alla mano.
Ma la propaganda e il populismo costano meno e danno più soddisfazione al cittadino poco attento e impreparato. Scurati dimostra pagina dopo pagina che non è il fascismo il pericolo per la nostra democrazia ma il frutto amaro di quel periodo: il populismo moderno, nato dall’intuito del duce, che sfrutta i metodi del passato, la paura, con gli strumenti moderni, i talk show e i social.
Scurati conclude rispondendo alla domanda “perchè avendo avuto l’esperienza del fascismo siamo caduti ancora agli invitanti richiami populisti?”.
La colpa la dà alla propria generazione. Nata in un periodo in cui sembra siano terminate tutte le guerre, per sempre, con l’esempio della fine della guerra fredda, della caduta del muro di Berlino. Tutti eventi presi per dovuti, visti in televisione per scontati. Non è stato necessario faticare e rischiare per farli finire. È bastato accendere la televisione. E oggi che è ancora più facile seguire le guerre e dire la propria sui social, distratti dalle urla sul pericolo fascista che sentiamo dalla finestra, non ci rendiamo conto che il pericolo per la nostra democrazia è il populismo che entra dalla porta. E l’abbiamo aperta noi questa porta, con la chiave del disimpegno e della disaffezione alla politica.
Come difendere la nostra casa democratica? Sprangando le porte con la preparazione, chiudendo le finestre con la competenza, vivendo in questa casa ricordando che il tepore democratico non è per nulla scontato. Se fossimo tutti convinti che l’impegno, la preparazione, la non manipolabilità, siano doti necessarie e obbligatorie, con una buona dose di epistocrazia potremmo avere meno timori dalle urla populiste che sentiamo fuori dalle mura democratiche italiane.
I pericolo sono molti, le preoccupazioni sono tante e poco percepite. Scurati con questo libro ci sprona a combattere la politica della paura e scommettere sulla politica della speranza. Su questo, sicuri di una vincita garantita, possiamo puntare sull’epistocrazia Non sprechiamo anche questa occasione. Buona lettura!
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