LA STELLA ROSSA DI TITO E’ ANCORA UTILE PER LO SCONTRO IDEOLOGICO

3 minuti di lettura

di Luca Cappellini – Le prefetture hanno inviato una circolare alle scuole per sensibilizzare le nuove generazioni a diffondere la conoscenza su quanto è successo sul nostro confine orientale, chiedendo agli istituti di favorire le iniziative di celebrazione della giornata del ricordo, che ricorre il 10 febbraio di ogni anno, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, con l’obiettivo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.


Di ricordi di questa tragedia storica italiana ne ho molti. I miei nonni, hanno dovuto lasciare la propria terra perché la minaccia di finire in quelle foibe, per loro non era così velata. Con una barca a remi, hanno attraversato l’Adriatico per rifugiarsi ad Ancona. Hanno lasciato Parenzo, città che si affaccia sull’Adriatico a settanta chilometri da Trieste, abbandonando la loro casa, proprietà agricole, amici e parenti per ripartire da zero in una Milano che li ha accolti, non senza qualche perplessità dei soliti che non nascondevano la paura dello “straniero”, che poi in questo caso era italiano quanto loro. I tanti racconti che mi hanno fatto i miei nonni su quegli anni, le visite ai terreni dove multinazionali hanno costruito hotel e campeggi, dove ho visto perfetti sconosciuti uscire dalla casa che era stata costruita dai miei bisnonni, sono sempre stati accompagnati da un racconto lucido e senza trasmettere in me odio e preconcetti, cosa che mi ha sempre stupito. Penso sarebbe stato normale, da chi è stato cacciato dalla propria terra, trasmettere odio e accendere in me la miccia. Invece il grande merito è stato quello di spiegarmi i fatti storici, nella maniera più distaccata, da chi ha fatto sicuramente uno sforzo enorme per chi “dentro” non può aver rimosso quelle ingiustizie.
Ho provato a dare un senso a questa storia, che un senso non ce l’ha. Ho letto molte ricostruzioni della questione giuliano-dalmata e delle conseguenze dell’esodo, della storia di Tito, dei suoi ideologi come Kardelj, che hanno applicato le teorie del possesso e dell’autogestione del complesso industriale, della fase della Jugoslavia nello sforzo per la creazione del gruppo dei paesi non allineati. Ho visitato le residenze di Tito e le isole a uso esclusivo e del suo ristretto Politburo.
Avendo una conoscenza diretta, familiare, della situazione che si è venuta a creare intorno alla giornata del ricordo, conoscendo molto bene le fasi e conseguenze dell’esodo, della storia di Tito, avendo frequentato per molti anni questi luoghi, dove in ogni ufficio non mancava la foto del Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, con le immancabili stelle rosse ad accompagnarlo, dovrei avere una posizione molto solida e sapere chi sono le vittime, i carnefici, chi ha ragione e perché. Ma come capita, chi conosce bene i fatti, ha sempre qualche dubbio rispetto a chi non sa di non sapere.
Nella discussione pubblica, in questi giorni l’Anpi ha emesso un comunicato che chiede al governo di far ritirare alle prefetture questa circolare. Secondo loro questa sensibilizzazione è una pratica faziosa e pericolosa, evidenziando che nell’esodo e nelle foibe non si sono trattate questioni di pulizia etnica.
Dalla parte opposta i tifosi che utilizzano gli slogan storici ad uso politico riprendono come da prassi le frasi per accusare l’Anpi di difendere i comunisti e le loro malefatte. Viene preso come esempio la Shoa e il giorno della memoria per dimostrare che si utilizzano due pesi e due misure.
Dopo oltre settant’anni da questa brutta pagina, ho pochissime certezze ormai che le vittime verranno indennizzate per le loro perdite umane e materiali, ho qualche dubbio che verranno risarcite moralmente grazie all’istituzione della giornata del ricordo. Sono sicuro che l’ignoranza e la mancanza di competenza dei fatti storici, con una buona dose di tifo da stadio da parte di entrambe le barricate siano la ricetta giusta per non avere rispetto dei 300.000 esuli e i 10.000 infoibati.
Si può accettare che si gridino slogan per qualche passo falso del governo? Qualche volta lo tolleriamo. Si può passare sopra a qualche post populista di un ministro? Ogni tanto lo si sopporta. La tolleranza ha un limite, non si può consentire che intorno ad una tragedia come questa girino gli avvoltoi “hooligans” della politica.
L’epistocrazia nella ricostruzione storica è ancora più attuale per la realizzazione del futuro. Epistocrazia subito !

Luca Cappellini

Warehouse Stock Manager in azienda leader delle Grande Distribuzione Organizzata. Bibliomane appassionato e quando i quattro figli lo permettono si dedica all’arte della navigazione a vela e al violento gioco degli scacchi. La parola usata più di frequente è “pragmatismo”.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articoli recenti