La politica che teme il confronto sulla carne sintetica. Danno più “certezza” gli allevamenti di massa

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di Simone Bonatelli – Il Ministro dell’agricoltura Lollobrigida ha annunciato che l’Italia ha messo al bando la “carne sintetica”, aggiungendo fieramente che l’Italia sia il primo paese al mondo a farlo.
Questa cosa dell’essere il primo e unico a fare una certa cosa mi ricorda quello che mi disse il mio istruttore di Kite riguardo alle condizioni adatte per andare in mare. Se sei in una spiaggia bellissima con un bel vento forte e sei l’unico a montare l’attrezzattura fatti due domande. Certo non si può escludere che tu sia il più lesto e intraprendente del circondario ma sarebbe anche giusto considerare la possibilità che tu possa essere l’unico (avventato? fesso?) a prendere un’iniziativa che tutti hanno scartato, almeno per il momento.


Siamo agli albori di una tecnologia che potrebbe evolvere bene o meno bene ma intanto con fermezza Italica diciamo che “a noi quella cosa non piace” e lasciamo il campo ad altri.
Quello che trovo molto anti-epistocratico è l’approccio. Si prendono uno o due aspetti di una questione complessa e ci si costruisce sopra non solo una battaglia politica ma anche una legge, di getto, prematura e immotivata, dato che al momento la produzione di “carne coltivata” e ancor più il consumo è sostanzialmente inesistente. Per inciso il termine “carne coltivata” è molto più corretto e in uso ovunque tranne che in Italia, dove non casualmente, si è scelta una definizione “carne sintetica” che è molto più inquietante.


Ecco partiamo da questo “inquietante”, fare leva sulla paura dell’ignoto, sullo spettro di possibili effetti non precisati ma presentati come possibili e quindi da evitare a priori.
Quello che vorrei da un politico è “gestire” il progresso, favorirlo e spronarlo dentro quei limiti prioritari su tutto che sono quelli della salute pubblica e del benessere della nostra comunità. Allora diciamolo che secondo lo stesso ministero dell’agricoltura nel 2020 circa il 17%/18% della carne consumata in Italia viene dall’estero e questo escludendo la carne esportata e le scorte. Questo significa che si potrebbe mantenere e forse aumentare la produzione di qualità con l’attuale filiera e se risultasse che la carne coltivata fosse un’opzione sicura e affidabile potremmo ridurre le importazioni dall’estero. Oltretutto spesso da paesi extra europei come Stati Uniti o Argentina dove i parametri sull’utilizzo di antibiotici, ormoni e OGM per alimentazione animale sono meno restrittivi che in Italia.


Allora tralasciando totalmente gli aspetti di impatto ambientale e sulla salute degli animali che sono molto noti ma oramai vittime di discussioni da hooligan, cosa mi aspetterei da qualcuno che ricopra il ruolo di Lollobrigida?
Vorrei che si parlasse con il suo omologo per la ricerca (o se lo ha fatto ce lo raccontasse). La carne coltivata si basa sulle cellule staminali e l’Italia ha molte eccellenze da giocare in questo ambito.
Vorrei che se volesse usare un approccio precauzionale, spiegasse che in parallelo andranno avanti le ricerche. Poichè sappiamo ancora poco, come non possiamo escludere che questo potenziale alimento faccia male tantomeno possiamo escludere che sia perfettamente salubre mangiarlo.


Vorrei che non giocasse sulle paure trattando i cittadini da bambini con storielle sulla connessione tra terra e cibo che non disprezzo affatto ma che mi imbarazza pensando al livello di tecnologia, automazione e medicina messi in campo ad oggi nel mondo della zootecnia. Signori, il campo soleggiato e bucolico dove mucche e galline pascolano libere e felici li vediamo nelle pubblicità ma gran parte della carne che mangiamo hanno contesti produttivi molto “sintetici” pur non essendo bio-reattori, senza parlare del processo di macellazione e delle pene inflitte agli animali.


Vorrei che non si creassero leggi a casaccio per strappare un applauso e 1000 cuoricini di instagram, ma si lavorasse per valorizzare quello che l’Italia ha da offrire. Lavorando in modo coordinato e olistico, senza negare il progresso ma gestendolo che è cosa molto più difficile. La strada di Lollobrigida invece è un altra, forse la sola che sia in grado di percorrere?

Foto di Wesual Click 

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